Dall’Isola d’Elba un nuovo vino che è già un mito

Emozionante la presentazione di Nesos, il vino marino, frutto di un coraggioso esperimento enologico dell’Azienda Agricola Arrighi dell’Elba, in collaborazione con il Prof. Attilio Scienza, ordinario di Viticoltura dell’Università di Milano, Angela Zinnai e Francesca Venturi del corso di Viticoltura ed Enologia dell’Università di Pisa.

Inutile nasconderlo, c’era grande attesa e curiosità per questo annunciato vino del quale ieri a Firenze nella sede di Toscana Promozione, si sono stappate ufficialmente le prime bottiglie.
L’idea nacque proprio all’Elba quando Antonio Arrighi senti parlare il Professor Scienza della sua ricerca sul vino dell’isola greca di Chio, un vino che aveva qualcosa di particolare, un segreto che i produttori di Chio custodivano, che lo rendeva particolarmente aromatico e adatto a resistere al lungo trasporto per la commercializzazione sulle rotte del Mediterraneo: la presenza del sale derivante dall’immersione dell’uva chiuse in ceste nell’acqua di mare allo scopo di togliere la pruina, quel velo ceroso presente sulle bucce della bacca, e che permetteva di accelerare la fase di appassimento al sole ma al tempo stesso riuscendo a preservare l’aroma tipico del vitigno.
L’azienda Arrighi già da oltre dieci anni sperimentava e vinificava nelle anfore di terracotta dell’Impruneta, così Antonio si appassionò all’idea di provare a ripercorrere, dopo 2500 anni, le fasi di produzione di questo antico vino.


La scelta del vitigno da utilizzare per l’esperimento è andata sull’Ansonica o Inzolia, perché a seguito delle analisi comparative sul DNA dei vitigni autoctoni dell’Arcipelago Toscano con altri del bacino del Mediterraneo, presentava notevoli analogie con il Rhoditis e il Sideritis tipici dell’Egeo orientale e con molta probabilità gli stessi utilizzati per il vino di Chio.
Così le uve di Ansonica, chiuse in nasse di vimini, sono state immerse per 5 giorni in mare, opportunamente ancorate al fondo e sottoposte alle correnti naturali, in modo che il sale marino per osmosi penetrasse all’interno della bacca ma senza danneggiare l’acino. Dopo la separazione dei raspi, l’uva con tutte le bucce viene passata nelle anfore di terracotta della stessa forma di quelle antiche utilizzate a Chio, fra l’altro rinvenute a seguito di ricerche archeologiche anche all’isola d’Elba.

La presenza del sale marino nell’uva, con proprietà antiossidante e disinfettante, ha consentito di non utilizzare solfiti rendendo così questo nuovo vino particolarmente naturale, e che dopo le analisi condotte sul risultato, con contenuto in fenoli doppio rispetto ad un vino prodotto con metodi tradizionali.
E la degustazione non ha fatto altro che confermare le aspettative per un prodotto con tanta stoffa da vendere. L’aspetto tipico dell’ansonica, giallo verdolino, non filtrato perciò leggermente opaco, al palato intenso, fruttato, agrume candito, mandorla fresca, con una sapidità marcata ma equilibrata. A mio avviso un carattere veramente unico, difetti zero.
Alla degustazione è seguito un buffet con prodotti tipici elbani, fra i quali lo stoccafisso e il polpo all’elbana, piatti di pesce con i quali Nesos andava decisamente a nozze.


Che questo vino mitologico abbia un forte legame con l’Isola d’Elba è confermato dalla storia. L’Elba ha rappresentato per i commercianti greci uno scalo tecnico, come potremmo definirlo oggi, nelle rotte intraprese, venendo a contatto così con il mondo etrusco. Vocazione enologica confermata dagli scavi archeologici della Villa Rustica Romana di San Giovanni nella rada di Portoferraio che hanno fatto venire alla luce anfore vinarie e i dolia defossa, grandi vasi interrati che potevano contenere 1000 litri ciascuno.


Al termine del convegno è stato proiettato Vinum Insulae, un documentario  diretto e prodotto da Stefano Muti (Cosmomedia) che racconta questa avvincente avventura della nascita di Nesos e del forte legame con il territorio elbano, premiato come miglior cortometraggio al 26esimo Festival Internazionale Enovideo di Marsiglia.
Consiglio vivamente a chi si dovesse trovare per vacanza all’Isola d’Elba di andare a visitare l’Azienda di Antonio Arrighi, dove oltre a poter apprezzare la sua produzione, sarà ripagata la fatica di passeggiare per i terrazzamenti coltivati a vigna, dove ci si sente immersi in una suggestiva atmosfera mediterranea per la presenza di palme e la bellezza della campagna che degrada verso il mare.

I migliori auguri a Nesos e a tutto il territorio dell’Elba!

 

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