Menù del giorno andando per boschi e prati?

Esattamente così, avete capito bene. E in particolar modo la nostra Toscana, con una natura salvaguardata dalle coltivazioni intensive e spesso ancora incontaminata, ci offre centinaia di varietà di piante selvatiche, che costituiscono una vera e propria risorsa alimentare di grande qualità.

Domenica scorsa alla Sala Strozzi adiacente all’Orto Botanico di Firenze, si è tenuto un interessante incontro con il pubblico sul tema “Piante alimentari dal passato al futuro” organizzato dal Museo di Storia Naturale dell’Università degli Studi di Firenze, dove le tre relatrici, Marta Mariotti Lippi, Deva Wolfram e Marina Clauser ci hanno condotto attraverso i loro interventi nell’affascinante mondo delle piante alimentari; dalla preistoria ad oggi per concludere con la visita guidata alla collezione dell’Orto Botanico.

Come avrete capito dagli articoli precedenti, non sono vegetariano, ma ascoltando Deva Wolfram, artista e botanica tedesca, raccontare la sua personale esperienza con le piante selvatiche in modo così appassionato, ho pensato che potrei anche diventarlo. Avevo già avuto in passato la fortuna di conoscere Deva e soprattutto di assaggiare le sue insalate di erbe e fiori, e vi assicuro che è del tutto sorprendente capire quanto sono buoni ad esempio i fiori di ibisco o le foglie di alliaria o di finocchio marino. Quindi non stiamo parlando di piante rare ma di piante che, passeggiando nella natura abbiamo sicuramente calspestato inconsapevolmente. Profumi e sapori delicati e intensi al tempo stesso ci fanno intuire anche delle loro proprietà nutritive e curative, infatti molte di esse sono ricche di vitamine e proteine. Ora il periodo lungo di siccità che stiamo attraversando, e che si spera sia a fine, ha fatto sì che molte di queste piante non siano ancora ricresciute, dobbiamo perciò aspettare le nuove piogge perché siano di nuovo reperibili.

Nel frattempo però, ispirato dal tema volevo creare la ricetta della settimana … e adesso che cosa mi invento? Beh, per stavolta mi perdonerete, non ho alternative e cerco di fare qualcosa con le loro parenti, quelle coltivate. Non vi meravigliate, vengo da una visita all’Orto Botanico quindi …

… Pappardelle alle Asteracee

E che cosa sono le asteracee vi chiederete! Niente di più banale, a questa famiglia appartiene la cicoria, e lo sapevate che la cicoria oltre ad essere molto buona ha proprietà depurative, disintossicanti e diuretiche? E che sono cicorie anche le varietà di radicchi come quelli rossi del Veneto, lo sapevate?

Bene, queste dunque le dosi per 4 persone: 400 gr di pappardelle all’uovo fresche, 100 gr di cicoria catalogna frastagliata (solo la cima delle foglie più tenere, scartando* le parti a coste grosse), 100 gr di radicchio rosso lungo precoce, 4 cucchiai di olio e.v. di oliva, una cipolla media, sale, pepe nero, vino bianco secco, soia da bere (assicuratevi che non sia zuccherata!), parmigiano grattugiato. Tempo di preparazione e cottura: 30 minuti

Fate un battuto della cipolla e mettetela con l’olio in una padella larga a rosolare dolcemente a fuoco basso. Mondate e lavate le cicorie e dopo 5 minuti unite la cicoria catalogna tagliata a striscioline; occorre iniziare con questa perché necessita di tempo di cottura più lungo rispetto all’altra. Salate, incoperchiate e proseguite la cottura per 10 minuti, annaffiando con metà del vino quando vedete che si asciuga. Aggiungete poi il radicchio rosso tagliato anch’esso a striscioline, aggiungete il resto del vino e incoperchiate di nuovo. Proseguite la cottura per altri 10 minuti circa aggiungendo via via che si asciuga un po’ di soia per volta, lasciando che formi un po’ di crema color panna, poi prima di spengere la fiamma una bella macinata di pepe nero. Cuocete a questo punto le pappardelle in acqua salata, scolatele al dente per ripassarle due minuti in padella a fuoco vivace. A questo punto servite nei piatti aggiungendo parmigiano grattugiato a piacere … dimenticavo, un giro d’olio buono ci sta sempre bene! A far compagnia, perché no un buon rosso del Veneto, Merlot o Malbech.

E se avessimo usato le erbe selvatiche che cosa sarebbe venuto fuori? Lasciamo che riscrescano e poi ne riparliamo! Buon appetito!

*scartando ma conservando, le potete lessare e poi saltare in padella con dell’aglio, sono un ottimo contorno!

 

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